Nella gestione
del condominio spesso occorre frenare una litigiosità accanita
AMMINISTRATORE SEMPRE
AL DI SOPRA DELLE PARTI
mai
schierarsi senza fondamenti di diritto
a
cura dell'Avv. Walter Guazzo - segretario Alac di Napoli
Nelle attività
produttive di beni di consumo, caratterizzate dai cosiddetti cicli di
produzione continui (ad es. le catene di montaggio), possono verificarsi
dei problemi connessi alla gestione dei tempi produttivi. Questo è
il risultato del principio della temporizzazione dei processi.
In una sequenza di fasi produttive possono verificarsi
delle "strozzature", ovvero possono verificarsi situazioni di "imbuto"
quando gli imputs produttivi, per una determinata fase produttiva giungono
più velocemente degli outputs. Situazioni del genere determinano
vere e proprie crisi del processo di produzione.
Quanto in precedenza accennato è riferito
alla produzione dei beni. Ora ci poniamo una domanda: nel caso della
produzione di servizi, si possono verificare strozzature nei processi
gestionali?
In verità, anche il libero professionista,
nel produrre i suoi servizi, è chiamato a gestire la sua fondamentale
risorsa: il tempo. Nella propria attività, egli potrebbe non
riuscire a soddisfare i bisogni dei propri clienti per mancanza o per
cattiva gestione della sua risorsa.
Analizziamo più da vicino la nostra professione.
Per coloro che non esercitano abitualmente l'attività di amministratore
di condominio, per la natura secondaria che gli incarichi ricevuti assumono
di fronte alle proprie attività primarie, la gestione del tempo
da dedicare ai condomini è quasi sempre insufficiente a soddisfare
le esigenze dell'utenza. In tali casi, parlare di strozzature è
fuorviante perché manca una dedicazione completa all'attività
amministrativa.
Invece, per l'amministratore professionista,
le strozzature gestionali possono verificarsi non solo per il tempo
che dedica al singolo condominio ma per le relazioni che vengono ad
instaurarsi con clienti, utenti e terzi.
Per evitare situazioni di empasse gestionale,
il soggetto gerente dovrebbe valutare sempre la coeva esistenza di due
equilibri fondamentali: 1) l'equilibrio finanziario; 2) l'equilibrio
sociale.
Il primo riguarda la situazione di flusso monetario;
in altre parole, ci si trova in condizione di equilibrio finanziario
quando l'amministratore è sempre in grado di soddisfare puntualmente
tutti i dipendenti, i fornitori, il fisco e tutti gli altri soggetti
che instaurano relazioni economiche con il condominio. In caso contrario,
si avrebbe ciò che in economia aziendale viene definita crisi
di liquidità.
Elementi di disturbo di tale equilibrio sono:
morosità dei condomini;
diffuso ritardo dei pagamenti degli oneri
condominiali;
bilanci preventivi sottodimensionati;
spese impreviste ed urgenti.
Nella prassi corrente, le crisi di liquidità
vengono risolte da anticipazioni da parte dell'amministratore, quando
il condominio non possiede un proprio conto corrente. Tali anticipazioni
possono essere condivise solo se le somme anticipate non sono di notevole
entità e solo quando gli elementi di squilibrio, sopra elencati,
non siano tali da mettere in difficoltà il professionista (vedi
in particolare il primo elemento).
Il secondo tipo di equilibrio, molto più
delicato e meno materiale del primo, tocca gli aspetti personali di
tutti i soggetti in causa.
L'equilibrio sociale si ottiene quando si presenta
una condizione di quiete e calma sostanziale nel condominio; in tal
modo, tutti i condòmini vivono in un ambiente confortevole, con
strutture e servizi che soddisfano le proprie esigenze, senza tensioni
fra gruppi o singoli soggetti.
Tutto ciò può sembrare una vera
utopia; in nessun contesto condominiale non si manifestano tensioni,
antipatie, rancori, incomprensioni e talvolta addirittura odio tra condòmini.
Tutti questi sentimenti sfociano, nella quasi totalità dei casi,
nell'assemblea dei condòmini, che diviene il naturale luogo di
incontro forzato di tutti i sentimenti deleteri del vivere comune. In
questi casi, all'amministratore resta l'arduo compito di calmare gli
animi, cercando di creare, quando possibile, condizioni più ideali
per una pacifica e razionale discussione, in modo da far interagire
i condòmini coinvolti e cercare dei punti di contatto. Queste
sono doti di mediazione che si richiedono, opportunamente, all'amministratore
professionista che non vuole essere coinvolto nelle faccende private
o nelle incomprensioni comuni che potrebbero, in fin dei conti, fargli
perdere l'incarico. In tutti questi casi, l'amministratore deve fare
scelte che non siano condizionate da nessun condomino o gruppo di essi;
in altre parole, deve evitare di prendere posizioni di parte, ma nel
contempo, il suo agire non deve soffrire di pressappochismo o di incoerenza.
Fare gli interessi di uno o di pochi, soprattutto quando non esistono
ragioni e fondamenti giuridici determina, alla fine, la perdita dell'incarico.